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Abbigliamento con particolare riferimento alla donna e al suo ruolo nei confronti dell’uomo


Descrizione

Come si vestivano le persone, nel passato?
A proposito dei Longobardi (a Cerete le famiglie di quelle origini vivevano secondo la loro legge), sentiamo cosa dice Bernardino Baldi: Costumavano li Longobardi, oltre le barbe longhe, di radersi il capo dalla parte di dietro et portare li capelli davanti, longhi sino alla bocca, divisi in due parti, con l’ habito di lana longo. Chi voleva poi adottare un figlio, si tagliava barba e capelli e con questo atto diveniva padre adottante. Nei secoli XII e XIII, due erano i capi principali dell’abbigliamento: la tunica e il mantello, intonati alla semplicità e con poche varianti tra quelli femminili, quelli maschili ed ecclesiastici. Le tuniche e sopravesti erano spesso di lana di produzione locale. Si rendeva la lana atta alla filatura a mano, e se ne faceva poi coperte e panno speciale per i “gaba”, mantelli in panno tinti di verde scuro. La differenziazione delle classi, agli inizi del Trecento, era però gia ben delineata e si esprimeva oltre che nella ricchezza dei tessuti, anche nella differenza delle fogge, nella lunghezza delle vesti, nella varietà dei colori carichi di significati araldici. La tunica per l’abbigliamento femminile negli alti ceti era leggera, attillata, aveva un ampio scollo con balze di velluto o di stoffa di altro colore ed era lunga fino a terra. L’uomo portava invece una veste detta gonnella, camicia, braghe e calze dotate di suole. Molto usate le pellicce (vaio, coniglio, volpe) per difendersi dal freddo o come guarnizioni a cappelli, cappucci o vesti. La semplicità che caratterizza i primi secoli di vita del Comune si attenua poi con il fiorire del commercio e il conseguente aumento della prosperità; appaiono ricami e vistose rifiniture nelle maniche staccate che si accompagnano alle vesti più diverse in armonici accostamenti. Varie le fogge dei copricapi, per lo più berretti, che venivano tolti salutando. Mutabile e strana l’acconciatura femminile. I capelli si portavano sciolti o attorti in trecce e, negli ultimi anni del Quattrocento, annodati sulla nuca a forma di cono (turritus nodus lo chiamerà Laura Cerete)


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