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Descrizione

Un primo accenno a questa famiglia si fa in un documento del 1182 riguardante la cessione di terreni da parte del gastaldo Forzano ad abitanti di Cerete. Gli appezzamenti vengono individuati facendo riferimento ai proprietari confinanti, tra i quali risultano anche i figli di un Marinone (filiorum Marinoni), probabilmente vissuto, prima di loro, sugli stessi fondi. A far risalire ancora più in la nel tempo la presenza dei Marinoni nel nostro territorio, contribuisce poi anche l’atto del 1088, già preso in esame nel profilo storico, e relativo al passaggio di vaste aree coltivate a prato e a bosco dal capitano Teudoldo de loco Muzo e soveresi a quarantacinque consortes et vicini de Ceredo. Sono alcuni nomi apparsi nell’elenco dei nuovi beneficiari ad attirare l’attenzione; nomi piuttosto frequenti nelle famiglie di Cerete come Pietro, Giovanni, Antulino. Ma mentre i primi due risultano comuni a più gruppi di famiglie, Antulino ritorna e viene tramandato nel solo Casato dei Marinoni, con lievi modifiche (Anzulino, Anzolino, Lanzalino), fino al 1624, quando Lanzalino Marinoni muore senza eredi consegnando nome e proprietà al santuario mariano di Novezio. E’ evidente quindi che il contributo dei Marinoni alla formazione del comune non è mancato fin dalle prime forme associative di vita e lavoro. Insomma, pare proprio da certi documenti reperiti nell’Archivio della Curia Vescovile di Bergamo che quei Marinoni d’allora non solo non abbiano più abbandonato Cerete ma, dando vita a nuove famiglie, ne abbiano promosso e seguito lo sviluppo da veri protagonisti. Basti pensare che agli inizi del 1500 rappresentavano oltre la meta della popolazione di Cerete Alto. Anche se, in genere, tutti apparivano influenti e agiati, non mancò tuttavia chi trovò modo di affermarsi nella comunità di cui faceva parte, accoppiando in modo particolare alla ricchezza la cultura e a uno spirito di iniziativa viva e costante, la nobiltà dell’animo. Già nel 1406, infatti, il notaio Giacomo Ferri del fu Giovanni cita fra le famiglie ceretesi d’allora quella del barone Giovanni fu Fedreghino, a noi più noto per le disposizioni testamentarie del 1483. Ricco proprietario terriero, oltre che fortunato commerciante (nella ferrarezza e nei panni di lana, in particolare) era “molto incline alla pietà”.


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