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Descrizione

Un altro ceppo dalle origini ben piantate nel passato del nostro paese è quello dei Ferri.
E’ stata una piacevole sorpresa e insieme una preziosa fonte di utilissime notizie, anche se, per quanto riguarda l’epoca esatta della loro comparsa sul nostro territorio, il segreto è, almeno in parte, mantenuto. Tradizionalmente, per i Ferri, si pensava di risalire al Veneto, ma pare invece non sia così.In Antiquitates Bergomi del Mozzi, è ricordato per l’anno 1377 il sacerdote Pietro Ferri di Cerete, come rettore della parrocchia dei S.S.Cornelio e Cipriano di Albano (da manoscritti del professore Mario Ernesto Tagliabue risulta poi che dal 1383 Pietro Ferri fu parroco a Cerete, nella chiesa di S.Vincenzo). Ma già in una pergamena risalente al XIV secolo è citato tra i Ceretesi un magister Ferri. E prima ancora, precisamente nel 1180, dei “Ferri di Collaretto” appaiono tra i confinanti di un appezzamento di terreno vescovile affidato a privati in cambio di un affitto in danaro.Tra i creditori del vescovo, anche un filius Ferri tenet unum pratum cum tegete ad Salinum quod fuit Cetronis et unam petiam in campo de Piro. I nomi di questi fondi e di queste persone richiamano zone nostre, a est dei centri abitati: Salinum (Solina), Cetronis (Cedrini), Piro (Piro), La Fontana (Le Fontane e Fonteno), Brusati (Bruseti), Palua (Palà), Plazza (Piazza).Anche la stessa valle che dall’Argua scende a Piazza è detta, nella parte alta, Valle di Colarete.La spiegazione si ha ricordando che nel 1225 il vescovo aveva ceduto, come già precisato, alla chiesa di S.Giorgio di Ardesio, i diritti e le decime su terre proprie della contrada ceretese di Piazza per avere i diritti e le decime sulle vene argentifere che quella possedeva. Forse che da allora i Ferri sono a Cerete?

I CERETE (da Ferri)
Scorrendo le pagine del testo di Gabriele Rosa mi sono imbattuta in questa dichiarazione riguardante le oscillazioni del clima: Narra Laura Cerete che nel 1469, in un orto della sua famiglia a Cerete Alto, in Valle Seriana, perì per freddo un grande lauro. Non avendone mai sentito parlare, desiderai avere maggiori notizie su questa donna originaria di Cerete ma residente in territorio bresciano. Trovai le informazioni che cercavo presso la Biblioteca Civica A.Mai di Bergamo, nella Storia di Brescia e poi nelle Epistolae della Cerete stessa. Nella nota introduttiva del curatore, è riassunta la vita della donna. Era la primogenita di sette figli del noto giurista, pretore d’Iseo, Silvestro Cerete e di Veronica Leno di illustre famiglia. Nata nel 1469, anno in cui il frondoso, vecchio lauro di loro proprietà non sopravvisse ai rigori di una cattiva stagione invernale, le fu imposto, a suo ricordo, il nome di Laura. La famiglia di Laura con tutta probabilità assunse il cognome Cerete quando, per motivi professionali, fu costretta a mutare sede e provincia (già il padre di Silvestro, Battista, fu valente medico a Brescia, dal 1430 al 1465): in tale modo documentava nel tempo la sua origine, testimoniando insieme l’amore che la teneva legata alla patria terra, antico fortilizio della bergamasca (Ceretae familiae appellationem dedit Ceretum antiquum agri Bergomensis oppidum). Ma da quale ceppo provenivano i Cerete?

I FERRO (da Ferri)
Si era sempre creduto che la bella casa, a destra di chi scende al centro del paese lungo la strada acciottolata verso le Fontane (purtroppo, delle tante, le uniche sorgenti antiche rimaste sono ora proprio quelle caratteristiche di questa abitazione), fosse stata la residenza dei Gonzales, ricca famiglia proprietaria di terreni a Cerete; invece le ricerche fatte l’attribuiscono ai Ferri, e probabilmente sin dall’origine del Comune (qui ha trovato posto la prima sala comunale di cui si e a conoscenza).E’ quasi certo che in questa casa, dall’aspetto di antico palazzo, han vissuto gli antenati dei “Cerete”, il nobile Silvestro Ferri fu Gerolamo, castellano, il notaio don Silvestro Ferri fu Bertolino, col nipote Gio Maria, pure notaio. Dopo il trasferimento nel bresciano dei primi e la morte del sacerdote, avvenuta verso la fine del XVI secolo, il ramo dei Ferri che ereditò o comprò il signorile caseggiato continuò a viverci, almeno in parte (ora e diviso con gli Stofler), fino ai nostri giorni. Però, nel corso del tempo, fu mutato il cognome della famiglia: da Ferri a Ferro. Non se ne conoscono i motivi, ma si intuiscono. Dopo un periodo di operosità tenace e silenziosa, seguito a momenti difficili, in questa famiglia, che già si distingueva nella giungla dei Ferri col soprannome di “Piretti”, torna, con la ricchezza, il desiderio di emergere con uno stile di vita, per quei tempi, lussuoso e tornano i notai. Ricordiamo, tra i giuristi, Innocenzo e Bartolomeo, ultimi dei Ferri, poi Giambattista, il primo dei Ferro (nel registro dei battesimi, l’uso di questo cognome nuovo risulta infatti per la prima volta nel 1776, proprio Giambattista, poi per anni si alterna, prima di rendersi definitivo), che stendono i loro atti nella sala o nello studio delle case dominicali di loro ragione, dalla fine del Seicento alla prima metà dell’Ottocento. Un componente di questo nuovo Casato, Pietro, sposa in primo voto Elodia Gonzales, di una ricca famiglia che abitava, nei suoi soggiorni a Cerete, la grande casa accanto alla sua, con la chiesetta annessa. Elodia muore, pare, alla sua prima maternità, lasciando una figlia, alla quale la nonna materna passa, come legittima, un sostanzioso patrimonio. I Ferro, a loro volta, erano proprietari di vasti terreni, fra i quali la Colombera in Cerete Basso e i prati di Fonteno, e di una serie di costruzioni in Piazza Alta e Fonteno, oltre a quelle in cui abitavano a Cerete Alto


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