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Descrizione

Anche i Rossi (De Rubeis) han fatto parte delle famiglie benestanti di Cerete e i loro nomi appaiono con frequenza nei documenti notarili, dal primo Cinquecento in poi. Dal verbale di una visita pastorale del 1560, risulta che Giovanni fu Giacomo Rossi venne autorizzato dal vescovo di Bergamo a erigere un’ altare dedicato a S.Pietro nell’oratorio gia esistente a Presenza. E’ evidente in quel periodo una vera predilezione dei Rossi per questa contrada di Cerete, allora non staccata dal resto del paese, ma in zona panoramica e tranquilla. Lo Stato delle famiglie del 1703 dà tutte le case di Presenza adibite a dimora occupate da soli nuclei di questo ceppo. I Rossi, però, non mancano neppure in Rovario, altra contrada, più centrale e importante nel comune, e occupano complessi storici di rilievo. Una delle famiglie Rossi, del ramo soprannominato “Durini”, abitava il grande caseggiato delle Fontane, caratterizzato allora dal bell’affresco dell’Annunciazione, carico di anni e di ricordi e legato al diverso utilizzo dell’immobile nel tempo, da monastero a sede vescovile, a privilegiata dimora di famiglie signorili. Nel secolo XVIII, un ex cappuccino della famiglia Rossi Durini rientrato nella casa paterna ottenne dall’Autorità religiosa di poter riaprire al pubblico l’oratorio del Casato. Bene arredato e corredato di tutti gli oggetti necessari al suo funzionamento (altare, banchi, confessionale, quadri, paramenti, tovaglie, calice d’argento), fu utilizzato fino a qualche decennio fa. Ultimamente vi si svolgevano solo occasionali riti e funzioni eucaristiche durante il giro per le Rogazioni e la processione del Corpus Domini; fu chiuso poi al pubblico, svuotato e venduto con la casa agli ; ultimi inquilini che già 1’abitavano da anni pagandone 1’affitto. Ma l’oratorio doveva avere diversa sorte. Alla morte di Caterina Rossi Durini, ultima superstite del Casato, le due costruzioni passarono in eredità alla signora Caterina Tappari sposata Gonzales, figlia di Antonio Pietro e Vittoria Poletti di Clusone, imparentata coi Rossi di Cerete per via di due matrimoni tra le famiglie Rossi Durini e i Poletti. Nel testamento della signora Tappari Gonzales del 1854, l’oratorio di casa sua fu vincolato a esercizi religiosi. In caso di chiusura, tutto ciò che faceva parte dell’arredamento doveva passare alla Fabbriceria di Cerete Alto. Ma purtroppo, come avvenne anche in altri casi, le cose si svolsero in maniera diversa. Un’altra delle famiglie Rossi riuscì pure a distinguersi e a emergere, fino ad avere un proprio stemma col leone rampante e un altare dedicato a S.Antonio con sepolcreto privato


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